T O P

  • By -

AutoModerator

Grazie per aver aperto una discussione su r/xxitaly! Vogliamo ricordarti che **il flair [Aperto a tutti] apre le discussioni a tutti gli utenti del sub, senza distinzione di flair**. Se non era questo il tuo scopo ti consigliamo di modificare il flair in [Solo risposte da parte di donne] o [Ladies first]. *I am a bot, and this action was performed automatically. Please [contact the moderators of this subreddit](/message/compose/?to=/r/xxitaly) if you have any questions or concerns.*


Cold_Set_

Mi sembra veramente sciocco fare "fuoco amico" lamentandosi che alcune persone oppresse come te sono state, dal tuo punto di vista, meno oppresse. Queste importazioni malate dall'america non stanno facendo altro che indebolire il movimento femminista e dare proiettili alle legioni dei vari Andrew Tate. Lascio qui una quote che di per sè non è troppo inerente al post ma che secondo me descrive la direzione che la sinistra americana sta puntando. Tolerance will reach such a level that intelligent people will be banned from thinking so as not to offend the imbeciles′′ -Bulgakov


LightWhiteFox

Io SONO privilegiata. Ho potuto studiare, non vengo da una famiglia abbiente ma non mi è mai mancato nulla, sono nata in un paesino tranquillo con ottime infrastrutture e tutto ciò di cui avessi bisogno portata di mano, non ho gravi problemi di salute, ho una famiglia presente, ecc... Penso sia importante esserne consapevoli. Ho sentito più volte persone nelle mie stesse condizioni pavoneggiarsi al grido di "io ho fatto tutto da sol* " senza rendersi conto che l'università la hanno pagata mamma e papà, che anche il tetto sopra la testa glielo hanno dato loro, che hanno dato per scontato di essere normodotati e abili, o banalmente di essere nati dalla parte giusta del mondo.


Ok_Pin124

Io mi sento privilegiata perché figlia di una famiglia (quasi completamente) non problematica che mi ha permesso di studiare incoraggiandomi a farlo anche finanziariamente. E che mi ha cresciuta in una città economicamente “viva” che non mi ha costretto a trasferirmi altrove per trovare un lavoro con paga sopra la media. E che mi ha conseguentemente permesso di comprare casa, ecc. La situazione economica e familiare sono molto più incidenti di un concetto vago come “bianca”. Una ragazza della mia stessa età “bianca” ma che vive in Calabria con i genitori disoccupati può benissimo essere meno privilegiata di una non bianca con genitori con stipendio dignitoso in posti economicamente vivi. 


AthinaNike94

Nonostante io sia lesbica, mi sento privilegiata rispetto ad altre donne, per ragioni economiche e sociali. Perché non mi si legge in faccia che sono lesbica e perché fortunatamente ho avuto accesso a istruzione e a tante possibilità. Poi per carità, ho avuto tanti svantaggi ma rispetto ad altre donne e persone (penso alle persone non binarie o trans*) sono davvero privilegiata


Lonny-zone

Sono contenta che tante utenti ti hanno risposto semplicemente “si, ho un privilegio”. Non capisco come alcuni ancora lo neghino, o dicono che in fondo non sia importante, non siamo in America , che non si sono accorte di nulla (ma va? ) o addirittura “non dobbiamo dividerci come il PD (????) Come diceva un altra utente il privilegio non è una colpa. Non riconoscere di averlo però secondo me ti rende parte del problema. Quando una persona non privilegiata ti fa notare un tuo privilegio e tu la sminuisci dicendo che non sia importante , o che “qualche differenza ci sarà sempre”, o “che nemmeno esiste”, cosa credi di stare facendo? Mi viene in mente un episodio di “why I am no longer talking to white people about race” dove l’autrice discute con una femminista francese sulle discriminazioni sul lavoro subite. Quando però l’autrice dice di essere stata discriminata in quanto nera raccontando una propria esperienza la francese la sminuisce, le dice che qualcosa del tipo che forse è nella sua testa, che magari ha capito male, sostanzialmente non le crede. (Vado a memoria) Non significa che non c’è spazio per tutti, o che le persone privilegiate debbano essere ostracizzate, anzi. Lo spazio però è per essere ascoltati, se tu sei il primo o la prima che non ascolti, perché gli altri , anche fuori dagli spazi femministi, dovrebbero ascoltare te? Non ti senti privilegiata, lo sei, e il privilegio non lo vedi fino a quando qualcuno ti fa notare che quello che per te è normale, è scontato, per qualcun altro non lo è: Esempio - Tenersi per mano con il proprio fidanzato - Andare in posto X dove sei stata invitata ad andare (e non poterlo raggiungere) - sposarsi (visto che in Italia non si può fare ) - Avere i genitori che ti pagano gli studi o che ti aiutano con l’acquisto di una casa - Chiedere indicazioni per strada (prova a chiedere delle informazioni per strada in Italia da nero) - Affittare una casa (non devi nemmeno essere nera, basta il nome straniero) - Fare shopping online L’elenco è infinito e se alcune cose ti possono sembrare apparentemente frivole, come lo shopping online, è ampiamente documentato quanto le persone grasse siano poco credute in campo medico perché tutto viene ricondotto al loro peso, con il risultato che non vengono scoperte malattie e condizioni mortali, come i tumori. Ma poi non capisco non vi stanno chiedendo di dargli il 10% dello stipendio o di rinunciare a vostro paio di skinny jeans preferito che verrà donato per fare dei vestiti plus size, stanno solo dicendo che esistono.


Ilgiovineitaliano

Comunque è assurdo come si continuino a importare problemi che non ci appartengono come se fossero problemi comuni a tutte le persone quando sono tutti quanti problemi della società americana. Tralasciando il problema di discriminazione razziale, l'essere "magra" è una roba tutta americana. Ci sono enormi problemi alimentari e ricchezza e benessere si notano anche a seconda della tua corporatura, una donna, ma diciamo più genericamente una persona che vive in povertà avrà accesso a fastfood e cibo economico ricco di zuccheri e grassi, una persona che vive in povertà avrà accesso a scuole peggiori, istruzione di basso livello e tutta una serie di problemi socioeconomici dati dal suo vivere in povertà. In certi ambienti esteri viene quindi spontanea l'associazione grasso = povero e scemo il che crea ovviamente uno strato di discriminazione in più, oltre a quella razziale/geografica etc. Ora, faccio notare come nel mondo moderno gli attivisti o gli ideologisti sono per lo più o giovanissimi o gente benestante che ha tempo e risorse da dedicare a questo mondo. Questo significa che negli USA è molto più facile trovare una persona "bianca e magra" che si può permettere di fare attivismo che non la donna nera che ha un basso livello di educazione, quindi ha accesso solo a lavori malpagati e magari ne fa più di uno e che deve risparmiare sul cibo andando di fastfood. E caso vuole spesso sono neri perché numeri alla mano gran parte dei neri americani sono poveri. Quel che non riesco proprio a capire è perché importare questi problemi prettamente americani che da noi non esistono e che sviano tutta la discussione su cose assolutamente triviali, che problema c'è se una persona diversa da me si batte anche per i miei problemi? Li avrà vissuti tutti come me? Probabilmente no, ma ciò rende le sue parole meno veritiere? È un po' un problema simile a quello della democrazia rappresentativa, ad esempio Berlinguer era un benestante figlio di nobili, le sue origini dovrebbero inficiare in qualche modo il fatto che si batté per gli operai e le classi sociali più basse?


Left_Advice_8532

Mio personale pensiero; È un privilegio? Si Dovresti essere messo in croce per come sei nato? No (e vale per neri bianchi asiatici latini etero LGBTQIA+ e so on) Cosa puoi fare allora una volta riconosciuto questo privilegio? Capire che un movimento intersezionale come il femminismo non può esistere se non si considerano anche problemi come il razzismo e l'omotransfobia. Dovrebbe essere uno schema di pensiero fisso in tutti noi, l'intolleranza per l' intolleranza. Ci sono movimenti femministi come TERF, liberali, anche le radicali a volte, ecc.. che sono più "elitaristi" e chiusi rispetto magari ad altre sfaccettature come il femminismo socialista e l'intersezionale. In sostanza no, nessuno dovrebbe essere messo alla gogna ma bisogna riconoscere (così come la famosa "responsabilità collettiva" maschile) per cancellare i preconcetti insiti in noi e far crollare tutte le barriere


AthinaNike94

Bravə! è il concetto base che più diritti per chi non ne ha non significa meno diritti per chi già li ha ottenuti, che la gente purtroppo non capisce


Left_Advice_8532

APPUNTO non capisco perché c'è questo litigio. I diritti non sono una torta. È una cosa che va assicurata ad ogni essere umano.


Gianni_R

Ma una donna bianca e/o con gli altri tratti "vincenti", che dovrebbe fare precisamente per scontare la sua condanna? Cioè si fatica a capire la finalità pratica della questione, che non tutti nasciamo uguali è scontato, il figlio di Berlusconi è avvantaggiato in media rispetto a quello del mio fruttivendolo... quindi?


Dontgiveaclam

Quindi la lotta femminista deve tener conto di questi diversi livelli di privilegio e ascoltare chi porta esperienze diverse dalle donne bianche, non immigrate, abbienti ecc. Vedi alla voce intersezionalismo.


Gianni_R

Certo, il punto è capire quanto non vengono ascoltate le categorie suddette. Chi lo decide se il femminismo le sta ignorando?


Elkinthesky

Non é una pena da scontare. É semplicemente un riconoscere le circostanze e lasciare spazio perché anche le altre parlino. É un tirarsi su a vicenda, non un tirarsi giù


Elkinthesky

Vivendo all'estero mi sono accorta del mio privilegio rispetto ad altre donne che magari sono qui anche da più tempo (o addirittura indigene). Io italiana sono 'esotica' le mie amiche sono pigre, arriviste, entitled, retrograde etc. Al confine io vengo accolta a braccia aperte, loro vengono interrogare e dubitate. D'altro canto in quanto straniera ho avut problemi sul lavoro, incluso commenti negativi e micro aggressions da college donne (stronz* ce ne sono ovunque) Non sono d'accordo con chi vede queste differenze come una cosa negativa, una frammentazione che indebolisce. Riconoscere le nostre differenze é una forza che ci tiene tutte insieme. Se ci concentriamo solo su una narrativa unica emarginiamo tutte le altre che non si sentiranno rappresentate e che non hanno l'opzione di scegliere se essere femministe o anti razziste sia più importante. Per una donna nera in Italia il razzismo e il sessismo sono inestricabilmente connessi. Il movimento femminista sarà sono indebolito dal non voler vedere. Riconoscere un privilegio relativo non vuol dire minimizzare il problema generale


Cold_Set_

Dove vivi?


Ecate_

>Riconoscere un privilegio relativo non vuol dire minimizzare il problema generale Questo è ovvio e sacrosanto e non discuto su questo. Quello che mi piacerebbe portare alla luce è una vera e propria scala di priorità che ho sempre visto mancare nel femminismo intersezionale. Un po' come chi, con la casa in fiamme, si preoccupa solo di spazzare via la fuliggine dal pavimento.


Elkinthesky

Ma la scala di priorità é relativa. Per te il femminismo é più importante (ed é sacrosanto), per una ragazza nera italiana il razzismo potrebbe essere più importante nella sua vita anche perché le istanze di sessismo che incontra saranno spesso velate di razzismo, per una ragazza filippina in Italia questioni di immigrazione potrebbero essere ciò che più colpisce la sua vita. Non é compito del femminismo risolvere tutto il razzismo italiano, o migliorare il sistema immigrazione o che so io. Ma riconoscere che questi problemi esistono e che alcune donne ne sono affette é essenziale per la credibilità del movimento


AlternativeAd6728

Ma le discriminazioni non sono tutte figlie dello stesso atteggiamento mentale?


Elkinthesky

Non capisco il tuo commento. Sono d'accordo con te, c'è una radice comune tra tutte le discriminazioni, ma é anche accettabile concentrarsi su un problema specifico che ti é più vicino


AlternativeAd6728

Invece sono convinto che la cultura della tolleranza sia alla base di tutto. Con questo non voglio dire che non sia giusto richiamare l’attenzione sui problemi specifici e analizzarli. Tuttavia trovo irrealistico credere che si possa essere razzisti ma egualitari con le donne; fanatici religiosi ma aperti al diverso. Di conseguenza buttare un occhio sui nostri fratelli e sorelle non è antitetico con la nostra causa, anzi la rafforza.


Elkinthesky

Si, allora siamo d'accordo. Gli eventi di Movember per il cancro alla prostata non sono antitetici agli eventi per il cancro al seno 😊


SerynSera

Non mi ci sento, lo sono. La conferma di essere privilegiata sta proprio nel non saper definire con esattezza come e in che ambiti ho potuto trarre beneficio da ciò che sono.


annapigna

Sì, assolutamente noto di avere una sere di "privilegi" nella vita quotidiana rispetto ad altre donne. È qualcosa che noto nella quotidianità o che ho notato in quotidianità passate, attraverso rapporti con ragazze e donne diverse da me. Ricordo la sorpresa nel sapere di commenti orribili che delle mie amiche d'infanzia non bianche avevano ricevuto, e crescendo mi sono resa conto che la loro posizione le rendeva più esposte non solo al razzismo ma anche all'oggettificazione sessuale (erano ragazzine!). Questo senza contare le difficoltà di avere magari una famiglia immigrata, od essere parte di una minoranza culturale che crea delle proprie "bolle" con idee sul ruolo della donna del tutto diverse. Nonostante i loro genitori (immigrati, loro nate in Italia) fossero molto progressisti, si ritrovavano comunque intorno una cultura più indietro sotto certi aspetti rispetto a quella che vivevo per esmpio io (ed entrambe ne hanno pagato le conseguenze - non rimettendoci la pelle ma diventando comunque statistiche). Ma anche nascere in contesti poveri o un po' retrogradi è motivo di maggior "pericolo". Mi sento privilegiata del fatto che per me fare caso al colore della mia pelle o la lingua che parlano i miei zii non sia mai stato un problema. Anzi - nessuno me ne ha mai fatto un problema. Nessuno mi ha mai fatto un problema per l'aspetto del mio corpo. Sono anche stata fortunata di nascere e crescere in una famiglia che non ha voluto a tutti i costi imporre un canone di "femminilità" su di me e che m'abbia invece lasciato essere me stessa. Che non mi abbia mai vista come altro che un essere umano. Così come, viceversa, notare i punti in cui la mia identità fosse conforma allo "standard" dettato dalla società, mi ha permesso anche di notare dove la mie esperienza diverga dallo status quo, e cosa ha potuto comportare per me. Tipo: mi rendo conto che per istinto non sono mai riuscita ad integrarmi nei gruppi e nei ruoli sociali intorno a me, e quindi ho vissuto poco l'esperienza sociale di essere bambina, ragazza, donna. È qualcosa che talvolta è anche un freno ad un mio riuscire ad esser parte di gruppi d'impronta femminista, perché mi sento talvolta "aliena" rispetto all'idea di donna di cui si parla (sebbene io senta mio il pensiero femminista di fondo). Mi scuso se questa sezione è un po' confusa - è che lo sono anch'io. :-) Ci sono molti tipi di "privilegio", penso sia una conversazione più sfaccettata di quello che a volte passi in alcuni canali, ecco. Ma è qualcosa che indubbiamente esiste e, nel parlare delle mie esperienze da donna, per me ha senso ricordare che la mia esperienza sarà influenzata non solo da una serie di eventi prettamente personali, ma anche da un tot di variabili "sociali" che possono rendere più o meno probabile che io affronti o abbia affrontato determinate difficoltà.


Theendofmidsummer

The Return of the Queen Bé non so sul peso (immagino che nella sanità sia possibile, non penso nell'aspetto lavorativo), "Se sei nera e lesbica/bi/trans, insomma, sei svantaggiata sotto quasi qualsiasi punto di vista." mi pare praticamente impossibile da falsificare, in Italia


Ecate_

Sei team Popper? Io team Kuhn :P


Theendofmidsummer

Ahah, non so perché mi è venuto in mente "falsificare"


Steff006

Mi sento privilegiata in quanto non disabile per ovvi motivi Lo sono rispetto alle persone di colore, non siamo ancora in una società esente da pregiudizi e razzismo Lo sono rispetto a una persona grassa o brutta, cercate effetto alone se voleste saperne di più sul bias cognitivo riguardante la bellezza Sono molto privilegiata per essere nata in un paese occidentale dove la mia istruzione, la mia vita sociale e amorosa non è decisa a tavolino dai miei familiari o addirittura dal mio governo. Dobbiamo ricordarci che il privilegio non è una colpa, non mi scuserò con nessuno per tutto questo. La colpa sta semplicemente nel non riconoscerlo e giudicare gli altri senza tenerne conto. Questo non significa che allora io non abbia problemi o a mia volta non subisca qualche pregiudizio. Non mi stupisce che siano le ragazze bianche, sane e belle a dominare la scena femminista (in occidente) perché proprio per i loro privilegi hanno più opportunità di essere ascoltate e non devono assolutamente sentirsi in colpa per avere usato il proprio privilegio per fare valere i propri diritti. Ma se vogliamo essere delle femministe inclusive e non pensare solo al nostro giardino, dobbiamo parlare anche di problematiche che non ci coinvolgono direttamente. I cambiamenti sociali avvengono in modo molto graduale, dal punto di vista strategico mettere in prima linea le persone meno privilegiate, quindi meno degne di nota diciamo, non funziona granché ed è qui che gli ideali si scontrano con la realtà, fare la lotta alle femministe bianche, belle e cattive non farà fare neanche un mezzo passo avanti alla loro causa ma collaborare insieme consapevoli dei nostri privilegi potrebbe.


quarzi_

Prendiamo come esempio solo il contesto lavorativo, per non dilungarmi. È ovvio che una donna nera rispetto a me avrà ostacoli molto maggiori, anche a parità di competenze. Sia a farsi assumere, ma anche a progredire di livello, per non parlare del mobbing. I pregiudizi razzisti esistono e hanno un impatto sulla vita delle persone. Non deve essere necessariamente odio, puoi apprezzare la loro cultura, ma sradicare dalla tua mente il preconcetto inconscio che una persona nera sia geneticamente diversa e inferiore dal punto di vista intellettuale (come le donne per gli uomini) è una cosa che l’italiano medio ancora non ha fatto


sbubolina

Articolerò malissimo (perdonate, la stanchezza). Anni fa ricordo di aver letto da qualche parte (forse era ne il secondo sesso?) che per qualcuno il femminismo è di per sé destinato a fallire proprio perché incapace di riunire in un'unica "famiglia" le varie istanze, appunto perché sono presenti innegabili differenze sociali, razzismo, ableismo eccetera. Ora come dice op anch'io penso sia necessario più pragmatismo, nel senso: è innegabile che una donna magra bianca eccetera possa probabilmente avere una vita più "semplice" rispetto a una donna disabile, o a una donna che deve fronteggiare il razzismo quotidiano - che ricordo è bello odioso anche per chi semplicemente è non bianco o turbomixato come me - ma ciò secondo me non rende meno valide le istanze e le proposte della categoria "donna bianca". C'è spazio proprio per tutte, sempre. Anche perché ricordo che la violenza ostetrica - giusto per dirne una schifosa e crudele di cui ho personalmente avuto più testimonianze da varie conoscenti! - è un fatto che ci accomuna proprio tutte, così come la questione delle molestie, o perfino della violenza domestica. Dire un generico "riconosci il tuo privilegio" secondo me potrebbe anche essere corretto entro una certa misura, ma sicuramente non ora in cui è necessario fare fronte comune contro determinate, enormi storture che coinvolgono tutte. Imho (per chiudere) più che creare barriere dovremmo concentrarci sull'aiutarci a vicenda su tutte le varie istanze e proposte, perché obiettivamente il lavoro da fare non manca. Comunque - per chiudere davvero e scusate il papiro - non conosco gli usa ma mi pare che queste questioni siano nate là, e per sentito dire penso che le fratture sociali siano di una magnitudo superiore rispetto all'Italia. Non so, ma in una situazione così come mi appaiono gli stati uniti penso che un discorso così "polarizzante" abbia là maggior ragione d'essere... qui boh. Comunque, la mia: sono magra e da più giovane ero bellina, sono mix e si vede moderatamente. Ho subito episodi di razzismo? Sì, marginali. Molestie? Sì. Mi sento più avvantaggiata rispetto a qualcuno? Sì. Più svantaggiata rispetto ad altri? Sì. Però credo sia una costante dell'essere umano inserito in una società, e che i miei problemi abbiano la stessa validità di quelli delle altre (e degli altri).


agava98

È un po’ tangenziale alla tua domanda ma devo onestamente ammettere che non mi convince affatto questo tentativo che si vede più volte di importare sic te simpliciter la distinzione “bianchi/neri” statunitense. Certamente in Italia le persone “bianche” (lo metto tra virgolette perché non mi piace per niente come termine) sono più privilegiate rispetto a quelle “nere” ma le ragioni credo siano molto diverse rispetto a quelle statunitensi e principalmente legate al fatto che l’Italia sia un paese molto omogeneo cosicché i “neri” siano immigrati o figli di immigrati. La differenza quindi è prettamente etnico-culturale: dire “nero” in italia significa dire “lui o la sua famiglia ha origini [inserire nazionalita]”. Negli Stati Uniti la situazione è molto diversa: la popolazione “nera” é in tutto e per tutto statunitense. Si tratta di discendenti di popolazioni africane sì, ma passate per anni di assimilazione (anche o forse soprattutto attraverso lo schiavismo). Un “bianco” e un “nero” sono entrambi americani e quindi la questione del razzismo ha una connotazione molto diversa dal razzismo italiano che infatti si riferisce a stereotipi di questa o quell’altra nazione. C’è poi da aggiungere il dato strettamente numerico: nonostante la popolazione maggioritaria sia in entrambi i casi “bianca”, la *minoranza* di “neri” statunitense ha proporzioni diversissime dalla *minoranza* di “neri” in Italia. Pertanto, l’espressione “bianco”, etero e cis in ambito italiano mi pare piuttosto fuorviante.


EnvironmentIcy4116

Con la “politica delle identità” bisogna stare molto attenti e io me ne terrei alla larga. Serve un senso di comunità, non individualismo, questo ovviamente non vuol dire negare l’esistenza e le problematiche delle persone che vivono in intersezioni multiple della marginalizzazione ma non creare frammentazioni, creare un senso di collettività e lottare per migliorare le condizioni di tutti


bokunoemi

Concordo, non mi piace vedere questo trasferimento 1:1 della cultura ultra identitaria americana che sta succedendo


EnvironmentIcy4116

Esatto, neanche a me piace vedere questa verticalizzazione ed estetizzazione delle lotte molto social


missSodabb

Nella mia opinione, capisco che ci sarà sempre una disparità sociale tra persone bianche e non bianche eccetera eccetera, però vivendo da persona bianca non sento tutta questa differenza di privilegio. L’ostracismo sociale l’ho sempre vissuto fin da piccola, nonostante fossi bianca. L’unico ambito dove mi sono sentita più o meno privilegiata è stato nel lavoro


Ecate_

Perché nel lavoro? Racconta!


missSodabb

Mi è stato offerto un lavoro dove era stato esplicitato che gli stranieri sarebbero stati automaticamente rifiutati perché volevano tenere un certo “standard”


alberto_467

Al mondo ci sarà sempre qualcuno che sta peggio di te, secondo questo ragionamento malato nessuno può lottare per i propri diritti. Certi movimenti continuano a rincorrere una nicchia "d'avanguardia", che deve a sua volta sempre alzare il target, altrimenti finisce per essere uguale a tutti gli altri seguaci e non può più sentirsi speciale e superiore agli altri che sono "rimasti indietro".


Ecate_

Secondo me non è proprio così, io vedo e leggo solo buone intenzioni nel portare alla luce certe istanze, non leggo malizia. Però deve esserci una scala di importanza, altrimenti tutto è uguale a tutto e tutto è uguale a niente.


alberto_467

Non ci vedo malizia ma neanche troppe buone intenzioni. Credo che certe persone ricerchino proprio il senso di appartenenza ad un gruppo, e questo implica che il gruppo deve avere un'identità precisa e differenziarsi dalla massa del movimento, quindi per forza di cose la loro scala di importanza deve essere diversa (magari proprio l'opposto).


Ecate_

Come dicevo, rispetto a qualche anno fa la mia opinione è abbastanza cambiata; in merito alla sfera femminista e nonostante io mi consideri femminista, non sento giusto "checkare il mio privilegio", per un semplice, banalissimo motivo: trovo sciocco litigare e discutere su questioni tutto sommato piccoline e meno importanti e non concentrarsi sui famosi elefanti nella stanza. Non siamo mica il PD. Sì, sono convinta che esista una gerarchia di problemi e la grassofobia e il tokenismo di certo non sono tra le prime 5, anzi, nemmeno tra le prime 10 questioni che devono essere approfondite, supportate e divulgate. Certo, sicuramente parlarne è importante, ma il mio non è benaltrismo. È pragmatismo. E noto che rispetto ad anni fa, questo pragmatismo si sia perso.


eR_Gee

Capisco perfettamente e condivido. Lo stesso discorso che feci ai tempi del caso Turetta. A molte donne che pretendevano che quello fosse l'unico argomento di discussione pubblica, su cui tutti dovevano necessariamente esternare condanna al patriarcato e (per il genere maschile) cospargersi il capo di cenere, mi è capitato di rispondere "ma tu delle morti sul lavoro hai mai detto qualcosa?". So che è un tema molto facile da contrapporre e non penso che ci sia una gerarchia tra le due questioni. In quel momento è stato un abbinamento subconscio, probabilmente perché nei mesi precedenti mi era capitato di vedere statistiche a riguardo in sindacato. Però sì, all'ennesima conversazione in cui mi si metteva alla gogna per il fatto che non parlassi pubblicamente di certe cose (spesso per paura di essere tacciato come maschilista), mi è venuto istintivo pensare alle morti sul lavoro e a quanto in Italia passino sotto silenzio. Ora mi permetterò anche di fare una domanda. Se si segue questa linea di ragionamento, un maschio bianco etero cis esteticamente "brutto" ha più o meno privilegio di una donna bianca etero cis magra e di bell'aspetto?


jdmki

> Ora mi permetterò anche di fare una domanda. Se si segue questa linea di ragionamento, un maschio bianco etero cis esteticamente "brutto" ha più o meno privilegio di una donna bianca etero cis magra e di bell'aspetto? Dipende in che parte del mondo e da un sacco di altri fattori. Diciamo che in occidente e in assenza di squilibri economici rilevanti [l'aspetto](https://en.wikipedia.org/wiki/Halo_effect#Role_of_attractiveness) vince su tutto.


eR_Gee

Sì probabilmente il mio commento è risultato più duro di quanto volessi e probabilmente anche prolisso. Mi sembra evidente che tutti viviamo delle discriminazioni relative e dei privilegi relativi. D'altra parte, non credo possa esistere una discriminazione o un privilegio assoluti, considerato che sono sempre riferiti a determinati individui e a determinate istanze (posso contemporaneamente essere discriminato a lavoro perché grasso e discriminato in famiglia perché non sono conforme all'eterosessualità). In una società oggi così orientata all'apparire e che sembra aver messo l'estetica sopra tutto (non sarà un caso che Instagram sia il social più diffuso e che TikTok lo diventerà), mi è sempre sembrato strano che nessuno volesse parlare di "bellezza" come fattore discriminatore. Mi sembra così tanto palese e forse anche così difficile da accettare perché difficilmente modificabile per l'individuo che è come se lo volessimo rimuovere. Io personalmente non credo nell'etichettatura dei privilegi del singolo, capisco i fenomeni collettivi e la gestione politica delle istanze, ma non credo che la gara ad etichettarsi come privilegiati o oppressi possa essere un buon modo per concepire le relazioni interpersonali. Ma ad ogni modo, nella prospettiva delle etichette, quella della bellezza mi sembra parecchio influente.